«Non detti in pianto vedendo la luce. Il che manifestò il mio carattere pacifico», scrive così Carlo Goldoni presentando se stesso nei suoi Mémoires, e questa capacità di opporre ai dolori la serenità, gli permise di “ciacolare” sulle pecche dei contemporanei, come proprie di tutta l’umanità.
A cena con la Locandiera presenta le ricette del commediografo e dei suoi personaggi immediatamente riconoscibili: l’avaro che serve “roba brodosa”, la donna emancipata che propone “intingoletti e salsette”, mentre la scaltra “cioccolata in guantiera”, la Checca e la Pasqua chiozzotte che sono alle prese con “sfoggi, bosèghe e rombi”.
E l’onestà dei difetti di ognuno sarà garantita da Arlecchino, il più difettoso servitore del mondo: «Se t’inganno, prego el cielo de perdere quello che gh’ho più caro: l’appetito».
A cena con la Locandiera
Le ricette di Carlo Goldoni
Le ricette del commediografo e dei suoi personaggi immediatamente riconoscibili: l’avaro che serve “roba brodosa”, la donna emancipata che propone “intingoletti e salsette”, mentre la scaltra “cioccolata in guantiera”, la Checca e la Pasqua chiozzotte che sono alle prese con “sfoggi, bosèghe e rombi”.
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