Per Virginia Woolf la casa era essenzialmente studio e rifugio, ma anche accoglienza e ospitalità, e gli amici la frequentavano per il tè o per il pranzo quasi quotidianamente. Lei, che aveva anche preso lezioni di cucina, li accoglieva calorosamente affermando che «non si può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non si ha mangiato bene».
Alla tavola di Virginia Woolf di Elisabetta Chicco Vitzizzai presenta le ricette di molti dei piatti menzionati nelle sue opere, in cui scene di pranzi e di ricevimenti sono sovente centrali, dal momento che il compito di un romanziere è, per la scrittrice, rivelare la vita attraverso le percezioni che nascono in noi dalle cose, anche in apparenza banali, di cui sono fatte le nostre esistenze.
Alla tavola di Virginia Woolf
Vita in casa di una scrittrice
Le ricette di molti dei piatti menzionati nelle opere di Virginia Woolf, in cui scene di pranzi e di ricevimenti sono sovente centrali, perché si sa «non si può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non si ha mangiato bene».
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